La nostra storia, quella del nostro Aceto Balsamico
Storia dell’Acetaia di famiglia, dei “Valeri”
certamente dal 1826 ai giorni nostri
“Valeri” era lo scutmai dialettale della famiglia Giacobazzi di Magreta e trae le sue origini dal trisavolo Valeriano nato il 31 luglio del 1805, in via Poggi, casa n. 68 di “Villa Magreta”, dove siamo nati e cresciuti noi, Valerio e Giuseppe e dove risiede ancora oggi lo zio “seidita” Egidio detto Berto.
Questo spiega il perché del diminutivo “Valeri”.
Ancora oggi, è facile trovare il nostro indirizzo utilizzando quel soprannome, anche se la cultura sta scalzando le vecchie forme dialettali a causa dell’invasione della globalizzazione.
Questo spiega perché mantenere il soprannome di famiglia nelle generazioni era naturale.
La casa paterna dei “Valeri” ristrutturata a fine secolo, che sembra risalire al 500-600, era stata costruita con sassi, mattoni e impasti bituminosi a base di terriccio. Non sappiamo se quel trisavolo conoscesse l’Aceto Balsamico ma sono certo lo conoscesse il bisnonno Egidio che in quella casa mise a dimora le prime botticelle.
Acetaia Valeri
Così infatti “scutmai” deriva da “schuld”, nome di battaglia longobardo, che in tedesco significa debito, colpa, peccato, ad indicare le caratteristiche che potevano contraddistinguere una persona.
Come nasce l’aceto balsamico di famiglia
Superati poi i momenti difficili della Grande Guerra anche in casa “Valeri”, si convenne di consolidare a dimora l’Aceto Balsamico necessario ai consumi della numerosa famiglia patriarcale guidata dal nonno Giuseppe, detto “Pepino”, che fino ad allora lo aveva portato in tavola centellinandolo grazie a poche botticelle che il padre Egidio, figlio di Valeriano, gli aveva lasciato.
Passione, formule e segreti dell’aceto balsamico
La passione per questo nettare rimaneva un goloso sentimento riservato a pochi eletti visto l’impegno e i sacrifici per “coltivarlo”